25 aprile 2020, liberi dal virus!

Ho sognato che oggi, 25 aprile 2020, ci saremmo liberati definitivamente dal Coronavirus.
Nel sogno ero combattuto fra la gioia per la fine di quel terribile periodo e la tristezza per tutti quei morti che la televisione ci aveva fatto vedere, e che non riuscirò più a cancellare dai miei occhi.
Già da qualche giorno girava nei diversi social l'invito a festeggiare un’altra liberazione, affacciandoci tutti alle finestre delle nostre case e cantare tutti in coro Bella Ciao! 
Nel mio sogno, quella canzone era diventata il simbolo della liberazione, non solo dalla tirannia fascista, ma anche e soprattutto dal maledetto virus.
Mentre tutti questi pensieri mi si paravano davanti, mi appariva in sogno il nonno Giuanin che, come sempre in vita ha fatto, mi faceva sedere al suo fianco invitandomi a riflettere:"Caro Giorgio,la storia ci insegna". 


Nel 1945 il fascismo era stato sconfitto, a costo di molte, troppe, vite; molti più uomini che donne -perché la guerra era cosa da uomini - molti più giovani che vecchi -perché furono i giovani a pagare l’eccessiva audacia nel combattimento - in egual misura tra ricchi e poveri, fra colti e ignoranti.
Dopo un primo periodo di entusiasmo per la vittoria e per la libertà ritrovata, l'Italia democratica allentava gradualmente la difesa da quello che per un ventennio era stato il “male assoluto”.
Il rispetto incondizionato per l’altro trovava la sua massima espressione nelle parole di Voltaire (o di chi per lui) "non sono d'accordo con quel che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire".
Fu proprio il sottovalutare il male, affidandolo in un primo tempo ai ricordi di quei giovani combattenti divenuti anziani, poi alla storia ed infine all'oblio, a consentire la rinascita di sparuti focolai sparsi qua e là, apparentemente anacronistici e inoffensivi.
Il male, certo, non poteva ritornare perché lo avevamo sconfitto, continuavamo a ripeterci; a chi ci metteva in allarme non si dava credito. Era ormai passato troppo tempo perché si potesse ripresentare.
Ma quei focolai, da troppi ignorati, si riorganizzavano, si collegavano gli uni agli altri, si mimetizzavano come camaleonti per nascondersi fra movimenti di destra più o meno moderni. Comparivano, così, gruppi travestiti da educande e francescani, che capziosamente definendosi “democratici” si insinuavano nella società civile e conquistavano con l’inganno immeritati consensi. 
Negli ultimi anni quel male, o meglio i nuovi adepti di quel male, si cimentavano in una scalata al potere che, soprattutto negli Stati più conservatori del Nuovo Continente, era sostenuta da potenti famiglie che finanziavano la causa, senza risparmio alcuno (si pensi che una di queste famiglie, nel solo 2018, avrebbe finanziato i partiti europei della estrema destra con oltre 1 miliardo di dollari americani).


A questo punto del racconto, mio nonno  si fermava e mi faceva notare come di fatto quel male che nel 1945 - ben 75 anni fa - credevamo di aver sconfitto, tanto da festeggiarne la vittoria ogni 25 aprile, era ancora presente fra noi, aggressivo e pericolosamente vivo pronto a risorgere e a ricominciare a mietere vittime.


Ma qual è l'insegnamento?
Oggi il male, il pericolo, la paura, non provengono più dalla dittatura, ma da un nemico invisibile e tremendo: il Coronavirus.
Si è ormai diffuso tra noi, più fra gli uomini che fra le donne, più fra i vecchi che fra i giovani (fortunatamente differenziandosi in questo dall'altro male), ancora una volta senza distinguere fra ricchi e poveri, fra colti e ignoranti.
Ha usato la chiave della paura e della morte per fare le prove generali della nostra sottomissione.
Ha iniziato con l’obbligarci a rinunciare alla libertà di movimento, e ci è riuscito!
Ha proseguito rubandoci l’identità, imponendoci di indossare una maschera che ci copre bocca e naso, lasciando una esigua fessura sotto il cappello calato sulla fronte.
Ci siamo adeguati tutti a questo nuovo look, dimenticando le lotte contro i burqa - strumenti di "assoggettamento" delle donne islamiche al potere maschile - fino a ieri non consentiti in occidente per ragioni di sicurezza nazionale e perché in contrasto con l'art. 85 TULPS, che recita "è vietato comparire mascherato in luogo pubblico".
Il Covid19 ci ha obbligati ad imparare a sorridere con gli occhi per poter comunicare, perché sorridere con gli occhi è fondamentale quando è vietato abbracciarsi, baciarsi, tenersi per mano, o anche solo sorridersi come abbiamo sempre fatto: con la bocca.
Il Covid19 ci indica senza lasciarci alcuna possibilità di replica che cosa possiamo o non possiamo fare.

Forse sarebbe meglio dire che cosa dobbiamo o non dobbiamo fare per non morire.

 

Ma, riflettendoci, come dargli torto? Basta aggiornarsi: non è vero che che le nostre libertà sono limitate!

In fondo esiste il web, che sopperisce ad ogni necessità: chi ha detto che non ci si può più abbracciare, baciare, o tenere la mano?

Chi dice che al divieto di uscire da casa consegue quello della castità dei giovani che non possono più incontrare la fidanzatina o dei meno giovani che devono dimenticare fughe amorose e clandestine?

In fin dei conti possiamo contare sul cybersesso e su apposite tute che, se indossate e collegate al PC, consentiranno memorabili incontri intimi!

Allo stesso modo anche le altre attività riprenderanno regolarmente: la Giustizia, ad esempio, potrà essere esercitata con successo grazie agli strumenti informatici di cui disponiamo e che proprio Covid ci ha indotto a perfezionare: i dibattimenti si potranno fare in video conferenza, le separazioni fra coniugi per mail; ecco... solo gli arresti saranno inevitabilmente ostacolati dal fatto che non solo gli aggressori, ma anche le vittime saranno travisate, con il pericolo di non poter distinguerne i ruoli...


Pure la libertà di movimento sara presto ripristinata: da domani si potrà andare dove si vorrà; dalla fidanzata, dall'amante, dalla mamma o dalla nonna: unica condizione, occorrerà installare sul telefonino una app che consentirà di sapere, con una approssimazione di ben 90 cm, dove siamo. Per la nostra sicurezza.

Presto, poi, saremo liberi di lasciare a casa il cellulare, purché, ovviamente, si acconsenta a farsi installare, in modo del tutto indolore, un elegante microchip sottocutaneo...


Chissà allora, fra altri 75 anni, nel 2095,, per che cosa si canterà “Bella Ciao” dalla finestra di casa?
Bella ciao” là si può solo cantare per festeggiare il trionfo della libertà!

E fra 75 anni la canteremo perché il Covid sarà scomparso; ma la storia, forse, si ripeterà e, ancora una volta, tanti piccoli focolai si celeranno nei corridoi degli ospedali, pronti a coordinarsi e risvegliarsi; ancora una volta tutto sembrerà ritornato alla normalità, tutti saremo di nuovo felici e ciò grazie ad un solo piccolo sacrificio:
La rinuncia alla nostra libertà!



Avv. Giorgio Faccio


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